Caprera
Dichiarata riserva naturale per la particolarità degli uccelli marini che la abitano (gabbiano reale, cormorano, falco pellegrino), Caprera ha legato il suo nome a quello di Giuseppe Garibaldi patriota e combattente dell’800, uno dei padri dell’indipendenza italiana che l’acquistò nel 1855: la sua casa, dove egli morì nel 1882, è diventata museo e sacrario. In conseguenza di queste memorie, l’isola è anche monumento nazionale. Collegata a La Maddalena da una strada costruita su una diga lunga 600 metri, Caprera (probabilmente chiamata così per l’abbondanza di capre selvatiche) con i suoi 16 kmq di superficie e i suoi 45 chilometri di coste, è la seconda isola dell’arcipelago. Il Monte Tejalone è il suo punto più alto (212 m). È sede di un famoso centro velico situato nella parte sud-occidentale. L’approdo è agevolato dalla ricchezza di insenature e di rade. Non vi sono alberghi, ma solo un villaggio turistico con i suoi tipici bungalow. I fondai i si offrono ai naturalisti come agli appassionati di archeologia subacquea: vi sono stati difatti rinvenuti molti relitti di navi da carico romane oltre alla barca dello stesso Garibaldi. La storia narra che, dopo l’occupazione romana, Caprera rimanesse deserta per secoli prima di essere abitata da gruppi di pastori e poi, dal 1855, dall’Eroe dei due Mondi che vi piantò i primi alberi della rigogliosa pineta presente sull’isola. Negli anni ‘80, esattamente ad un secolo dalla morte dell’eroe, l’isola è stata liberata dalle numerose servitù militari ed è, perciò, completamente visitabile.